I FIORI DI BACH E LA RUOTA DI MEDICINA DEGLI INDIANI D'AMERICA
Tempo fa agli strumenti di riproduzione musicale erano, a vederli oggi, limitati; adesso la musica non è cambiata, un violino suona sempre allo stesso modo, ma possiamo riprodurlo ed ascoltarlo in modo infinitamente diverso, che si è soliti definire migliore.
Aprire le porte della percezione è aprire un infinito, solo che, di fatto, l’infinito è sempre costantemente disponibile: siamo noi ad essere perfettibili, o, se si preferisce, siamo noi che dobbiamo semplicemente scoprire di essere molto più perfetti di quanto sappiamo.
Così, se si vuole, la floriterapia è uno strumento che può andare in questo senso, così come, del resto può essere usata a condurci in altre direzioni, ma questo non importa: un bimbo di 3 anni e lo stesso bimbo divenuto pittore useranno il pennello in modo diverso, certo, ma quel che conta per loro che lo fanno e che lo usino in accordo al proprio essere al momento, il pennello, a sua volta può essere uno strumento per capire, nel momento specifico, la propria condizione interiore.
I fiori e la ruota delle 8 direzioni
ovvero
La cosmologia dei nativi d’America e la concezione del mondo di Bach
Da uno certo punto di vista, quello che facciamo per buona parte del corso della nostra vita è un continuo assorbire modelli, farli nostri e tentare, più o meno consciamente, di adattarci. Esistono modelli talmente grandi e complessi che impieghiamo anni per accorgerci di averli riadattati, ad esempio atteggiamenti che derivano dai nostri genitori; e a chi, d’altra parte, non è capitato di vedersi imitare un amico, un conoscente una persona famosa che neppure abbiamo mai incontrato?
Ed è probabile che, ad un certo punto, spesso, in momenti diversi, si abbia uno crisi di rifiuto verso questi modelli, un moto di ribellione: non li sentiamo più nostri. Prima o poi, però, ci capiterà che, invece di cambiare riferimento esterno, cioè il modello da imitare, ci si debba soffermare, e a volte piuttosto a lungo, su noi stessi, su quello che è, tutto sommato, il più grande mistero del mondo.
Ed è allora che riusciamo a scoprire cose che mai avremmo immaginato di possedere, o di sentire; e allora che ricominciamo, come da piccoli, a gattonare incerti per esplorare il mondo che ci circonda, che quello dentro di noi.
Ma in questo percorso di ricostituzione di sé, se abbiamo imparato la lezione quante volte bisogna risentirla!, Eviteremo, per quanto ci è possibile, di imitare, cercando invece di capire.
Edward Bach soleva dire che quel che conta è capire il destino della nostra anima creato per noi, e seguirlo. È probabile che, per alcuni, il problema non sia più cercare modelli da seguire, bensì il trovare delle chiavi di lettura del mondo che ci ridiano, tramite la comprensione, uno collocazione che, con la nostra ribellione e per nostra fortuna abbiamo perso.
Presumere che oggi uno che passa passa ore al giorno in posizione del loto abbia la felicità in mano è una cosa, ma pensare di ottenere la felicità, fissandosi per ore al giorno nella posizione del loto è cosa totalmente diversa: le ore e la posizione del loto possono essere una conseguenza, non la causa. Man mano che si cresce e si evolve, si potrebbe aver bisogno di svariati chiavi di lettura della realtà di noi stessi, chiavi valide oggi e magari domani non più, e neppure ieri, che forse era troppo presto.
Ma, anche qui, la trappola che spesso ci auto tendiamo consiste nel cercare la chiave di lettura migliore in assoluto: è faticoso accorgersi che non esiste, bensì che ne esistono tante quante sono le nostre fasi di sviluppo.
Infine la chiave di lettura proposta in questo libro vorrebbe servire da stimolo a farne ciò che andrebbe fatto con tutte le altre: utilizzarla entrandoci, per far sì che, pian piano, in noi si crei uno comprensione, aggiungendo uno briciola alla volta senza prendere per buono nulla, che non le movenze, ma non contribuendo a creare assolutezza senza più modelli se non noi stessi, senza più chiavi di lettura perché tutto può diventarlo.
Leggendo quanto scritto nella parte che riguarda i fiori, si troveranno frasi del tipo collocheremo questo fiore sull’asse nordovest sudest oppure quest’altro fiore è decisamente insediato al Nord.
Che significa? Null’altro che una chiave di lettura.
Gli indiani d’America, anche se loro come tutti, avevano delle chiavi di lettura che servivano, in uno certo senso, ad inquadrare analogicamente tutti i fenomeni visibili che arrivavano alla coscienza.
Il quadrante analogico è rappresentato dalle direzioni cardinali e da quelli ordinari 4:04: 8 che costituiscono, per così dire, la trama sulle quali ricamare il mondo, sulla quale il mondo si ricava. Stiamo parlando di quadrante analogico e non certo di raggruppamenti a suddivisioni logiche, quindi non bisognerebbe guardare se il modello è giusto, cercare cioè uno conferma o meno di quello che si pensa, bensì far girare la chiave, cioè lasciare che una manifestazione di quello che si cerca che fra l’altro, visto che lo si sta cercando, non si conosce, scivoli nella nostra coscienza trovando la sua collocazione.
Dunque: il garante si pone, inizialmente, dandone una connotazione geografica; a poco a poco a questa si sommeranno altre, cioè in tutte le manifestazioni verranno ricondotte a questa iniziale.
E si capisce: ci è facile comprendere che il sole sorge a destra anche se poi non sempre è così : dal solstizio d’inverno a quello d’estate c’è una bella differenza!
Meno facile capire che ad esse siano dello spirito; meno ancora che accentrare ed espletare il potere dell’autorità è un atteggiamento che si collega a destra.
Ma andiamo per gradi.
Vorrei spendere qualche parola per spiegare l’abbinamento, potrebbe essere considerato quantomeno stravagante, fra la filosofia di Bach, o meglio il suo concetto della vita, e lo spirito con il con la quale i Nativi guardavano o guardano tuttora il mondo e se stessi.
Come sempre succede quando si confrontano culture e filosofie cosiddette primitive, se si riesce, e non è difficile, ad astrarsi un attimo dal linguaggio e di svincolarsi dagli aspetti tecnici, si è spesso colpiti dalle impressionanti similitudini e punti di contatto ai nostri.
Sottolineo però che lo scopo di questo confronto, in questa sede, è unicamente quello di fornire a chi si occupa di floriterapia una chiave di lettura di utilizzo diversa dalla solita e più precisamente derivata ed inserita nello schema interpretativo delle situazioni psichiche, mentali ed emotive, oltre che fisiche, che è proprio di una cultura, quelli dei nativi d’America, che rifugge dal etichettare alcunché, tanto meno disequilibri, di qualunque specie siano, convogliando invece le energie della comprensione nell’insegnamento del fenomeno in una dinamica sempre globale, non astraendo mai il singolo episodio ma canalizzandolo. Ora, questo atteggiamento nei confronti delle cose non è e non potrebbe essere semplicemente una metodologia diversa: più in profondità, deriva necessariamente, come logica conseguenza, da un modo diametralmente opposto di considerare il mondo, se stessi e se stessi nel mondo.
Testo dal libro La ruota dei fiori – I Fiori di Bach e la Ruota di Medicina degli Indiani D’America
Per visionare la scheda completa e per l’acquisto
http://www.helpinthecity.org/librisolidali/libri/la-ruota-dei-fiori/